PALERMO. In occasione della ricorrenza del 50° anniversario delle alluvioni del 4 Novembre 1966 la comunità degli ingegneri idraulici discute di prevenzione delle alluvioni e dei rischi ambientali con esperti, tecnici, decisori e i cittadini per coniugare memoria e progettualità.
Venerdì 4 Novembre
ore 9,00
Aula Capitò (Viale delle Scienze, edificio 7)
Quali lezioni abbiamo imparato dal passato? Il rischio di piena in Italia è ancora così alto come nel 1966? Le aree pericolose sono meglio protette di 50 anni fa? Su quali interventi possiamo contare e quali azioni invece ancora mancano? Riusciremo a difenderci dalla prossima alluvione? Sono solo alcune delle domande alle quali il seminario diffuso proverà a dare risposta nelle venti città coinvolte. L’evento organizzato dal Dipartimento di Ingegneria Civile, Ambientale, Aerospaziale, dei Materiali (DICAM) dell’Università degli Studi di Palermo, si occuperà della mitigazione del rischio idrogeologico in ambiente urbano, con specifico riferimento al ruolo del monitoraggio nella previsione degli eventi estremi. Seguirà una tavola rotonda in cui i rappresentanti delle istituzioni regionali e locali parleranno delle criticità e delle opportunità che una pianificazione territoriale adeguata può permettere di considerare per lo sviluppo consapevole degli ambienti urbani. Un collegamento streaming con una seduta straordinaria del Consiglio Comunale di Firenze coordinerà l’avvio dell’evento fra tutte le sedi. La giornata di studi darà voce ad una ampia e variegata comunità di professionisti che quotidianamente lavorano su questi temi e che auspicano che la memoria possa rappresentare un nuovo inizio, un punto di svolta per affrontare le alluvioni e in generale i rischi ambientali in maniera più consapevole ed incisiva. Per mantenere sempre alta l’attenzione su questa grande emergenza nazionale e per sensibilizzare la popolazione all’esigenza di una corretta prevenzione del rischio alluvionale, gli ingegneri idraulici italiani propongono che il 4 novembre divenga la “Giornata della memoria per le vittime delle alluvioni”. “Le conoscenze tecniche e le strutture organizzative e di monitoraggio hanno fatto progressi enormi negli ultimi 50 anni - dicono gli organizzatori - ma l’intensità dei fenomeni idrologici ed il brevissimo preavviso con il quale spesso si presentano ci trovano in molti casi impreparati. Nelle nostre città troppi corsi d’acqua sono sempre più pericolosi, perché nascosti da improvvide coperture o costretti in alvei inadeguati. Nei bacini a monte la manutenzione del territorio è ridotta al minimo. L’informazione alla popolazione deve trovare nuove forme sia per favorire le indispensabili azioni di autotutela sia per offrire un ampio sostegno popolare ad interventi di prevenzione che salvano vite umane anche se non sempre portano consenso politico”. Programma completo su CINID-seminariodiffuso.